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When life gives you molecules...


Ci sono due tipi di critiche particolarmente odiose che ho ricevuto quando ho provato a fare un po' di divulgazione in merito al SARS-CoV-2 e al Covid. La prima fa appello alla mia formazione di base: "ma cosa vuoi saperne tu di virus che sei un ingegnere meccanico?", la seconda invece mi accusa di essere una specie critico ma pigro di fronte alle difficoltà: "se sei così bravo perché non fai qualcosa di concreto invece di perdere tempo a scrivere sui social?".


Queste critiche mi hanno dato abbastanza fastidio perché sì, sono un ingegnere meccanico di formazione, ma la mia specializzazione è in biomateriali (dal 2007) e in questi anni ho lavorato molto sul modo in cui i materiali si interfacciano con gli ambienti biologici. Ho contribuito a sviluppare tecnologie che sono oggi piuttosto comuni negli impianti protesici e poi ho modificato le superfici per renderle più adatte alla proliferazione delle cellule (buone) e aggressive nei confronti di batteri, virus e funghi.


Detto questo è vero, non sono un biologo. Non ho neanche mai preteso di esserlo perché ho la fortuna di lavorare con un gruppo eterogeneo di cui fanno parte anche dottori e biologi con diverse specializzazioni.


Veniamo alla parte pigra.


Il 6 gennaio manderò alla mia università una proposta per un finanziamento. Non grandi cifre, ma tutto quello che ci servirà per portare avanti una delle nostre idee, nata proprio per dare il nostro contributo nella lotta al SARS-CoV-2. Si tratta di un nuovo filtro applicabile alle mascherine (tecnicamente anche ai condizionatori da interni), con le seguenti proprietà:


"Amico dell'ambiente". Uno dei grandi problemi delle mascherine in commercio è che non sono biodegradabili. Se ne trovano in giro interi cumuli, abbandonati a se stessi, in attesa che il tempo abbia la meglio su di loro. Il nostro progetto prevede di utilizzare prodotti di scarto della lavorazione del legno e estratti naturali di piante che attualmente non hanno un grande uso commerciale, ma che possono essere riutilizzati o distrutti facilmente;


"Nanometrico". Siamo riusciti a realizzare ottimi prototipi con porosità di dimensione inferiore al micron, capaci cioè di filtrare un sacco di schifezze, tra cui appunto batteri e virus (in particolare quando trasportati su altri vettori, come le goccioline di saliva). Questo però significa che i nostri filtri possono bloccare anche il fumo di tabacco e i pollini, quindi potrebbero avere un campo di applicazione più ampio;


"Economico". I materiali di base possono essere ottenuti praticamente a costo zero. Ne abbiamo messi da parte a sufficienza per qualche decina di migliaia di filtri con meno di una decina di euro di spesa. Il processo di estrazione è un po' rognoso, ma lì inizia a contare la quantità per ridurre il costo. E anche se dovessero finire per costare un attimo più di quelli attuali (e non credo), hanno un'altra caratteristica a renderli attrattivi:


"Attivo". Gli estratti naturali che abbiamo scelto sono antibatterici e antivirali, anche in tempi di esposizione molto brevi. Questo lo dice la letteratura del settore, ma lo abbiamo anche verificato nel caso dei batteri, sia Gram positivi che Gram negativi. Le mascherine con questi filtri potrebbero quindi essere particolarmente indicate per fasce deboli della popolazione.


Ora, tutto questo è filtrato dal mio bias di ottimismo (non in pillole) e magari falliremo miseramente nell'impresa. Magari l'Università non mostrerà nessun interesse nella cosa (siamo fortissimi nelle simulazioni fluidodinamiche di diffusione) e magari i risultati saranno terrificanti.


Ci sono due motivi per cui condivido comunque questa cosa, uno è che sono particolarmente arrogante (ma orgoglioso dei miei collaboratori e del modo in cui rispondono ai miei stimoli e alle mie idee), la seconda è che


anche se sono un ingegnere meccanico ignorante come una putrella arrugginita cerco di fare la mia parte... voi?

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