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La Parabola della chiave e della supposta

In questi giorni vedo molti personaggi della scienza che diffondono le loro prezione parabole, così ho deciso di non essere da meno.


Nell'antica terra di Babbionia, viveva un re che aveva due virologi, uno sempre allegro e sorridente, l'altro sempre triste e preoccupato.

Il regno era florido e anche se il regnante non brillava certo per ingegno il popolo di Babbionia bene o male riusciva sempre a cavarsela, anche nelle crisi peggiori.


Venne però un giorno una tremenda epidemia, a cui nessun omeopata del regno sembrava capace di porre rimedio.

Il re di Babbionia convocò i suoi fidati virologi e gli chiese cosa dovessero fare. Il primo gli disse di non preoccuparsi, che il peggio ormai era passato e con un minimo di attenzione si sarebbe potuti presto tornare alla vita normale. Il secondo gli disse che il regno era praticamente spacciato, che avevano poco tempo per prepararsi e che avrebbero dovuto trincerarsi in casa sospendendo ogni altra attività.

Il re, non riuscendo a scegliere tra i suoi due prediletti, decise di dividere in due il regno ed affidarne una metà a ciascuno.

Dopo due lune, i virologi vennero nuovamente convocati a corte.


"Perché la gente nella tua metà del regno continua a morire, se l'epidemia era quasi finita?" chiese al primo.


"Mio signore, i numeri non mentono, l'epidemia è davvero ai suoi ultimi giorni" risposte questo.


"E perché la gente muore di fame nella tua metà del regno?" chiese al secondo.


"Mio signore, devono stringere la cinghia, le attività commerciali non possono ancora ripartire, non è sicuro" rispose questo.


Il re non sapeva più cosa fare, le due opinioni gli parevano egualmente autorevoli e non voleva schierarsi né contro uno né contro l'altro per paura di commettere un errore.


Passava in quel momento il buffone di corte, al quale venne un'idea. Bisogna dire che anche se faceva il buffone in realtà aveva un dottorato di ricerca, solo che il mercato del lavoro a Babbionia era quello che era.


Il buffone chiese al re di condurre un esperimento e il re accettò di buon grado. D'altra parte questa poteva essere una buona scusa per far impiccare il buffone e liberare così un posto di lavoro. O anche due, se lo avesse sostituito con due buffoni part-time. Nel migliore dei casi avrebbe potuto creare una posizione di "cercatore di buffoni" a cui affidare un incarico esplorativo e poi usare i candidati per uno stage rimborsato con un contratto di "buffone a chiamata". Il sovrano annuì soddisfatto dalla sua stessa lungimiranza.


Il buffone preparò una stanza buia con al centro un tavolo e sul tavolo fece disporre un cilindro, facendo attenzione che non potesse rotolare giù dal tavolo. Dispose quindi i due virologi su due lati contigui e diede loro una candela a testa.


"Cosa vedete?" chiese loro.


"Un cerchio" disse il primo.


"Un rettangolo" disse il secondo.


Il buffone sorrise al sovrano.


"Mio re, questi virologi sono sapienti ma stolti, vedono solamente quello che è illuminato dalla loro luce" disse.


Poi continuò: "Se davvero vuole sconfiggere l'epidemia, perché non prende tutti i virologi del regno e li costringe a discutere tra loro fino a quando non convergono su un'idea comune? In questo modo si eviterà che la luce di uno prevalga su quella degli altri e la soluzione finale terrà conto di tutti i possibili problemi"


Il re fu come folgorato da fascio di luce. Aveva finalmente capito quale fosse l'origine del problema e cosa dovesse fare per risolverlo definitivamente.


Il giorno dopo fece convocare tutti gli araldi del regno e, in una piazza gremita di gente (con la mascherina e che manteneva il distanziamento di una scrofa ASTM standard), annunciò:


"Mio popolo adorato, il problema dell'epidemia è finalmente risolto! Che si impicchi in piazza il buffone che con i suoi dubbi impediva ai professionisti di lavorare serenamente!"

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