Vagoni e magoni

Mentre scrivo questo post sono in un vagone della metropolitana di Kyoto, vicino a Kitaoji.

Il treno è pieno circa a metà, con me ci sono altre 25 persone. Prima di arrivare a Shijo, dove cambierò, sarà pieno.

La gente sta in silenzio come sempre. Beh, quasi tutti, ci sono due gruppetti di giovani studenti universitari ai due estremi del vagone. Un gruppo parla di videogiochi, un altro di impegni per la serata.

Quale serata? Mi chiedo.

Io torno a casa, sono uscito a cena solo quattro volte da Febbraio. I giovani osano un po' di più e la sorte ovviamente li punisce, sono quasi sempre loro ad alzare i numeri qui in città.

Giusto ieri ho saputo che un nabe-party ha contagiato numerose persone solo perché hanno tutti pescato nella pentola usando le stesse bacchette, come da tradizione.

È un virus, è il nemico perfetto. 9 nabe party su 10 (forse 99 su 100?) Non hanno avuto problemi. Ma lui era lì con loro e nessuno lo vedeva.

C'era un episodio un po' brutto del dottor Who che parlava di una creatura così brava a nascondersi che nessuno poteva essere certo esistesse. Una puntata strana, avvenuta più nella testa di Capaldi che sullo stage... Ho detto "brutto", ma ora che ci penso forse non lo penso davvero.

Ho chiuso in casa uno studente per due settimane. Era andato ad una festa e non avevano le mascherine. Non si è ammalato nessuno. La madre di un amico non ha corso mai nessun rischio e ci lascerà probabilmente tra qualche giorno.

Non è un mondo lineare, non è un modello. Diventa un modello solo se fai di tutta l'umanità un brodo informe ed incolore.

Per fortuna non è così. Siamo tutti nati in eccezione alle leggi che governano l'universo e, in cuore mio, credo nessuno di noi sia destinato ad essere un numero senza nome.

Il 2020 è il letargo della società, l'anno vuoto, il grande freddo sociale. La lunga notte.

Il letargo finirà.

Shomèr ma mi-llailah?

Shomèr ma mi-lell?

Non smettiamo di chiedere quando finirà la notte, perché il sole ancora non sorge ma certamente sorgerà.