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L'insostenibile leggerezza del golf


Per prima cosa vi devo delle scuse: mi spiace molto interrompervi. Lo so, preferireste che vi parlassi di coronavirus, di come mi ha cambiato la vita, di cattiva comunicazione, di pessimisti contro ottimisti, di falsi scienziati, di veri vaccini, di buoni politici e dove trovarli.


Ci torneremo, purtroppo. Come torniamo sempre alle nostre cattive abitudini. Non oggi però. Oggi vi parlo di golf.


Oggi sono andato in uno di quei posti dove colpisci una pallina con una mazza per ore e ti senti felice. Come vedete sono così esperto in materia che non ho nemmeno idea di quale sia il loro nome in italiano. Per capirci, ti danno un pezzetto d'erba sintetica con un numero sopra, tu ti porti le mazze da casa e per una manciata di euro (yen) puoi noleggiare una cassetta piena di palline.


E poi niente, una alla volta cerchi disperatamente di farle andare dritte e il più lontano possibile.


Perché ci sono potuto andare?


Beh, perché in Giappone non c'è nessuna restrizione agli spostamenti, per ora. La gente anzi si sta ancora godendo la campagna del governo "Go to Travel" che permette di ottenere sconti e coupon per il turismo sul territorio nazionale.


Perché ho pensato fosse una buona idea andarci?


Perché non credo che sia un luogo a rischio. Si rimane a distanza, ciascuno pensando agli affari suoi.


Perché ci sono andato?


Perché da piccolo avevo visto tutti gli episodi di "Tutti in campo con Lotti", quindi credevo di essere preparato. D'altra parte è semplice fisica e non mi sembra che i giocatori professioisti siano esattamente degli Einstain.


E invece è stata una tragedia.


Dopo essermi esibito nel "tiro che torna indietro nel tempo solo per percularti due volte" e nella "pallina che cade a 8 mm da dove la colpisci che neanche un bradipo zoppo" ho seriamente pensato che fosse il caso di smettere di rendersi ridicoli. Ma se c'è una cosa che ho imparato dalla vita è che non si finisce mai, di rendersi ridicoli.


Così ho continuato e ho raggiunto il ragguardevole premio "una palla su 3 va effettivamente da qualche parte".


Ma è qui che le cose si fanno interessanti, perché non sono andato da solo. E il mio compagno è un giocatore esperto.


Ho così imparato dove tenere i piedi, come posizionare la pallina, con che angolo raggiungere il bersaglio, come gestire il movimento delle braccia, dove guardare.


Così a fine giornata (in realtà è durato solo un'ora, ma sono sembrati cinque anni) sono riuscito a far volare la palla per 230 metri, in perfetta linea retta. Un tiro più che decente.


Il punto che credo voglia farvi capire è che avrei potuto colpire quelle dannate palline per giorni e giorni senza ottenere alcun risultato. Ma siccome avevo qualcuno ad insegnarmi, ho potuto migliorare il mio stile rapidamente. Il tutto essendo nato completamente privo di propriocezione.


Chissà che non sia una lezione di vita.

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